Gli assiomi del Dictatus Papae fissano i fondamenti del primato papale. L'assioma per cui «al Papa è permesso deporre gli imperatori» fa cadere la nozione alto-medievale di bilanciamento fra potere religioso e potere civile, espressa dal simbolo delle «due spade», quella spirituale e quella temporale. L'equilibrio fra potestas (o imperium, cioè il potere politico del Impero) e auctoritas (l'autorità morale della Chiesa) aveva retto l'Occidente.
Con questo documento, destinato a segnare la contesa medievale tra sacerdozio e Impero, Gregorio VII intendeva così rivendicare la superiorità del primo sul secondo.
Che la Chiesa Romana è stata fondata unicamente dal Signore.
Che soltanto il Pontefice Romano è a buon diritto chiamato universale.
Che egli solo può deporre o reinsediare i vescovi.
Che in qualunque concilio il suo legato, anche se inferiore di grado, ha autorità superiore a quella dei vescovi, e può pronunciare sentenze di deposizione contro di loro.
Che il Papa può deporre gli assenti [i vescovi assenti al concilio].
Che [noi battezzati] non dobbiamo aver comunione o coabitare sotto lo stesso tetto con coloro che egli [il papa] ha scomunicato.
Che a lui solo è lecito, in rapporto alle necessità del tempo, promulgare nuove leggi, riunire nuove congregazioni, rendere abbazia una canonica e viceversa, dividere le diocesi ricche e unire quelle povere.
Che egli solo può usare le insegne imperiali.
Che solo al Papa tutti i principi debbano baciare i piedi.
Che solo il suo nome [e non più quello dell'imperatore] sia pronunciato nelle chiese.
Che il suo titolo è unico al mondo.
Che gli è lecito deporre gli imperatori.
Che gli è lecito trasferire i vescovi di sede in sede secondo necessità.
Che egli ha il potere di ordinare un chierico di qualsiasi chiesa, in qualsiasi territorio.
Che colui che egli ha ordinato può essere a capo di un'altra chiesa, ma non può muovergli guerra; inoltre non può ottenere un grado superiore da alcun altro vescovo.
Che nessun sinodo può essere chiamato “generale” senza il suo ordine.
Che un articolo o un libro possono essere dichiarati canonici solamente sotto la sua autorità.
Che una sua sentenza non può essere riformata da alcuno; al contrario, egli può riformare qualsiasi sentenza emanata da altri.
Che nessuno lo può giudicare.
Che nessun altro può condannare chi si è appellato alla Santa Sede.
Che le cause di maggior importanza, di qualsiasi chiesa, devono essere portate davanti a lui.
Che la Chiesa Romana non ha mai errato né mai errerà per l'eternità, secondo la testimonianza delle Scritture.
Che il Pontefice Romano, se eletto canonicamente, è senza dubbio santificato per i meriti di San Pietro; lo testimonia sant'Ennodio, vescovo di Pavia, con il consenso di molti Santi Padri, come [anche] si legge nei decreti di San Simmaco papa.
Che, dietro suo ordine e permesso, ai subordinati è concesso presentare accuse.
Che può deporre o reinsediare i vescovi [anche] senza riunione sinodale.
Che non si debba ritenere cattolico chi non è in comunione con la Chiesa Romana.
Che egli può sciogliere i sudditi dalla fedeltà verso gli iniqui.