L'espressione rinascita dell'anno Mille designa una fase storica del Basso Medioevo caratterizzata da una rinnovata religiosità, ma soprattutto da uno sviluppo economico che comportò cambiamenti evidenti nella vita sociale.
Alcuni storici hanno chiamato questa fase di sviluppo culturale, collocata intorno all'XI secolo, “Rinascimento medievale”
L'aspetto più sensazionale di questa espansione dell'Occidente è, a detta degli storici, l'aumento della popolazione che però non si può calcolare in modo certo per l'assenza di documenti anagrafici ma che risulta evidente da una serie di prove indirette come ad esempio l'aumento dell'estensione delle terre messe a coltura. Tra il XI e XIII secolo vi fu una diminuzione della piovosità sul Vecchio Continente, portando ad un innalzamento delle temperature. Questo cambiamento favorì un incremento della produzione agricola e una diminuzione del tasso di mortalità in quanto la popolazione, meglio nutrita, resistette meglio alle malattie di quel tempo. Vengono ora messe a coltura anche le terre meno fertili, le terre fredde.
Si realizzarono veri e propri dissodamenti collettivi di grandi dimensioni, è questa l'epoca in cui con sforzi giganteschi viene bonificata dalle paludi e dagli acquitrini la pianura padana.
L'aumento della produzione di prodotti agricoli è dimostrato non solo dalla quantità delle terre messe a coltura ma anche dai numerosi progressi tecnici. La prima di queste innovazioni tecnologiche fu l'uso dell'aratro pesante a ruote e a versoio, che permetteva di incidere la terra più a fondo rispetto al più primitivo aratro di legno a chiodo, che scalfiva appena il terreno.
Insieme con l'aratro si adottò un nuovo modo di attaccare gli animali, migliorandone l'efficacia della trazione. Sino ad allora si era utilizzato il cosiddetto pettorale, una cinghia in cuoio che attraversava trasversalmente il petto degli animali attaccati, che ne venivano quasi soffocati. In seguito si passò al collare rigido per il cavallo, e al giogo frontale per il bue. Gli animali con il collo così libero, respiravano liberamente e ne veniva sfruttata tutta la forza. La ferratura degli zoccoli del cavallo permetteva poi di utilizzare questo animale finora escluso per l'aratura perché meno potente del bue, conferendogli un'andatura più spedita e sicura. Il cavallo era più resistente e poteva prolungare la giornata di lavoro di almeno un paio d'ore, quando ad esempio si doveva profittare in fretta delle condizioni climatiche favorevoli per l'aratura e la semina.
Un altro grande cambiamento in agricoltura fu l'adozione della rotazione triennale delle colture che consentiva uno sfruttamento più intensivo dei terreni. Il terreno veniva diviso in tre parti all'incirca uguali e solo un terzo veniva lasciato a riposo, mentre l'anno seguente si alternano le colture: in questo modo la produzione saliva dalla metà all'incirca ai due terzi della produzione possibile.
Rotazione triennale con tre campi
Campo 1 | Campo 2 | Campo 3 | |
---|---|---|---|
1º anno | Grano | Legumi | Maggese |
2º anno | Maggese | Grano | Legumi |
3º anno | Legumi | Maggese | Grano |
Sin dalla seconda metà del IX secolo compare una nuova classe quella dei negotiantes, i mercanti, che insieme a quella degli artigiani, si va ad aggiungere a quelle degli aristocratici feudali, del clero, dei liberi coloni e dei servi. Con l'aumento della popolazione rinascono a nuova vita le vecchie città romane, mai del tutto decadute e ne sorgono delle nuove. Sotto le loro mura e dentro si tengono mercati e tornano a circolare quelle monete che in passato erano tesaurizzate e nascoste. «Si è visto che già negli ultimi tempi della monarchia longobarda son ricordati nell'editto di Astolfo i negotiantes come una classe sociale distinta, divisa in tre gradi, di cui il più alto è posto alla pari coi medi proprietari di terre.
Sin dalla seconda metà del IX secolo compare una nuova classe sociale quella dei negotiantes, i mercanti, che insieme a quella degli artigiani, si va ad aggiungere a quelle degli aristocratici feudali, del clero, dei liberi coloni e dei servi. Con l'aumento della popolazione rinascono a nuova vita le vecchie città romane, mai del tutto decadute e ne sorgono delle nuove. Sotto le loro mura e dentro si tengono mercati e tornano a circolare quelle monete che in passato erano tesaurizzate e nascoste.
Il millenarismo è la credenza nell'arrivo di una radicale trasformazione della società e del mondo presente, grazie alla quale ogni cosa sarà trasformata. Anche se la cultura cristiana fondamentalmente rifiutava il millenarismo alcuni “germi” di millenarismo rimasero vitali anche lungo il Medioevo. Ne è testimone tutto quel pensiero profetico e apocalittico che prese le mosse da Gioacchino da Fiore e dalla sua attesa di una nuova “età” di questo mondo, un'età in cui lo Spirito santo rigenererà l'umanità e anche il cristianesimo sarà trasfigurato in una nuova forma di vita, appunto, “spirituale”.