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Il momento necessario della Sofistica all’interno della storia della filosofia

Cerchiamo di collocare i sofisti all’interno della storia della filosofia: i sofisti costituiscono un momento necessario nella storia della filosofia, non possono non comparire a un certo punto, dopo i naturalisti, come non possono non essere superati poi da una posizione come quella di Socrate e di Platone.

Il primo momento della storia della filosofia è rappresentato dai naturalisti presocratici, dall’attenzione al mondo oggettivo (TESI), al mondo naturale; è spiegabile che all’attenzione per il mondo oggettivo, esteriore — la natura —, segue un periodo invece di attenzione rivolta sul soggetto (ANTITESI), sull’uomo. I sofisti sono gli autori di una “rivoluzione antropologica” nella filosofia, nel senso che al naturalismo orientato alla conoscenza dell’oggetto, di ciò che è fuori di noi, fanno seguire una filosofia che si rivolge al mondo propriamente umano, al mondo dei soggetti. Da Talete ad Anassagora troviamo discorsi sull’essere, sulla natura, ma quasi mai discorsi sull’uomo, sui rapporti umani, sulla politica, sulla morale: questo invece è l’oggetto del secondo grande momento della storia della filosofia, la sofistica.

La reazione all’essere parmenideo

In che senso la sofistica era uno sviluppo necessario? Non solo perché alla curiosità rivolta all’oggetto doveva far seguito la meraviglia rivolta al soggetto, ma era uno sviluppo necessario anche per quanto era avvenuto dopo Parmenide. Parmenide aveva affermato che l’essere è e il non essere non è, e su questa base aveva negato la pluralità e il movimento, come aveva confermato poi il suo discepolo Zenone. Dopo Parmenide si assiste, per così dire, a una rivincita della pluralità, del mondo sensibile, basti pensare alla pluralità delle radici e degli elementi di Empedocle, alla pluralità dei ‘semi’ di Anassagora, alla pluralità degli atomi di Leucippo e Democrito. Parmenide ha irrigidito tutto nell’unità assoluta dell’essere. Per reazione, dopo Parmenide, c’è stata una rivalutazione del mondo empirico, del mondo sensibile, del mondo materiale, della pluralità delle cose materiali in contrapposizione all’unità dell’essere. Alla fine di questa fase nascono i sofisti, la cui filosofia è anti parmenidea per eccellenza: i sofisti costituiscono uno sviluppo delle filosofie antiparmenidee sul piano del mondo dell’uomo. Infatti lo scritto Sul non ente del sofista Gorgia, che si può considerare come il “manifesto”, come il testo più emblematico della sofistica: reca un titolo significativo e pretende appunto di confutare sistematicamente le tesi parmenidee sull’essere. Ma confutare Parmenide, negare l’unità, significa affermare la pluralità, rifiutare l’assoluto di Parmenide significa affermare il relativo: è appunto quello che fa Gorgia.

Il relativismo

La sofistica sosterrà contro Parmenide che l’assoluto non esiste, che non è fondata la pretesa di accedere all’assoluto col pensiero, che esiste la pluralità di opinione e che la conoscenza è fondata sui sensi.

Al pensiero parmenideo viene contrapposta la conoscenza sensibile, ma questa è una forma di conoscenza fortemente legata all’individuo: l’individuo sano o l’individuo malato percepiscono una stessa pietanza come dolce o come amara a seconda appunto del loro stato di salute, anzi nello stesso individuo si può avere una mutazione del gusto proprio perché sopravviene una malattia, e quello che era percepito prima come dolce viene percepito poi come amaro. Affidarsi ai sensi vuol dire affidarsi a una forma di conoscenza, ad una facoltà conoscitiva, che porta inevitabilmente a posizioni personali, a posizioni di carattere individuale. Quindi: rifiutato Parmenide, negata l’unità, caduta la fiducia nel pensiero, eretti i sensi a unico criterio di conoscenza , si cade nella conoscenza relativa all’individuo, nel relativismo, nel soggettivismo.

Ma le filosofie sono coerenti: se sarò soggettivista nella conoscenza, sarò di conseguenza soggettivista anche nella morale: la morale sofistica si configura pertanto come centrata sull’individuo, quindi prende l’aspetto o di edonismo (vale a dire che il bene viene fatto coincidere col piacere, che è qualche cosa ovviamente di individuale), o di utilitarismo (il bene viene fatto coincidere con l’utile). La morale sofistica, coerentemente con le sue premesse conoscitive e ontologiche, sarà una morale o edonistica o utilitaristica.

Il positivismo del potere

C’è poi un’esasperazione di questa tendenza nella seconda sofistica, per esempio in Trasimaco, un personaggio che compare nei dialoghi di Platone. La seconda sofistica, come spesso avviene per la continuazione di qualche cosa di originario, è un peggioramento, una degenerazione della prima sofistica: in essa si avrà la nascita del fenomeno — anch’esso oggi attuale — del “positivismo del potere”: non soltanto la ricerca dell’utile, ma la pretesa che tutti gli altri debbano essere subordinati al mio utile. Il positivismo del potere implica una decisa presa di posizione per il fatto che il più forte ha ragione di vincere, ha ragione di sottomettere i più deboli, in quanto l’unico criterio di validità è dato da ciò che ha successo, ciò che si impone. A prescindere dal fatto che si imponga con la forza o senza forza, ha sempre ragione chi vince. Nella degenerazione estrema della sofistica, si afferma il positivismo del potere.

Riepiloghiamo la costellazione di concetti della sofistica: abbandono dell’assoluto, abbandono della verità, trionfo dell’opinione, quindi relativismo, scetticismo, soggettivismo, individualismo, edonismo, utilitarismo, tutte cose che sono perfettamente coerenti tra di loro.

Infatti, se non esiste la verità, esisteranno le opinioni, e a questo punto la sofistica affermerà un fatto contraddittorio, come vedremo tra breve, cioè che tutte le opinioni si equivalgono: è chiaro che se non c’è un criterio oggettivo per trovare la verità quanto ognuno afferma equivale a quanto affermano gli altri: «tutti sanno tutto» — affermeranno i sofisti — nel senso che tutte le opinioni sono ugualmente degne e si equivalgono. Se tutte le opinioni sono equivalenti, che cosa ne consegue? Che cercherò di imporre la mia opinione all’altro: non potremo discriminare tra la mia opinione e la sua sulla base di quale è più vera, e cercheremo semplicemente di prevaricare l’uno sull’altro. La prima forma di prevaricazione è la retorica. Non c’è verità, allora cercherò di impormi non con un ragionamento vero, ma semplicemente muovendo gli affetti, tentando di commuovere, di entusiasmare, di far leva sull’invidia, sulla gelosia, sullo spirito di vendetta, sullo slancio emotivo, cioè sui sentimenti e sulle passioni, che sono sempre qualche cosa di ambiguo, di soggettivo. La retorica, come arte del persuadere, come arte del ben parlare, si sostituisce alla filosofia.

La rivalutazione di Hegel: la paideia

Rilevato l’aspetto negativo della sofistica, si deve però riflettere su questo: se la sofistica è un momento necessario nella storia della filosofia, vuol dire che ha una sua logica, vuol dire che contiene una sua parte di verità. La sofistica è qualcosa di negativo perché innalza l’opinione contro la verità, il soggettivismo contro l’oggettività, ma apre la strada per poter capire la verità su un piano molto più alto, che sarà il piano di Socrate e di Platone. La sofistica costituisce un momento di antitesi, cioè di contrapposizione al pensiero e al costume precedenti, al naturalismo presocratico e alla morale arcaica, ma, introducendo il fermento critico, sia pure in maniera demolitrice, prepara forme di ragionamento più elevate di quella di Parmenide, che saranno le forme di ragionamento di Platone. La sofistica costituisce quindi un’antitesi rispetto alla filosofia naturalistica, un momento negativo, ma nella storia della filosofia non c’è mai un momento completamente negativo, in cui tutto è da buttare via. Nella sofistica, col suo raffinamento nella capacità di argomentare, di ragionare, si presenta qualche cosa di molto positivo, che Socrate e Platone faranno proprio.

Questo aspetto è stato colto molto bene da Hegel nelle sue Lezioni sulla storia della filosofia. Hegel dice che i sofisti sono stati “i maestri della Grecia” nel senso che sono stati i primi ad avere una cultura -paideia- come noi la intendiamo e a cercare di diffonderla. Nella Grecia prima dei sofisti ci sono stati grandi pensatori naturalisti, ma non si proponevano di diffondere le loro conoscenze o di educare i giovani, né questo veniva fatto dalla casta sacerdotale, che era dedita solo ai sacrifici, alle cerimonie sacre, ecc. I sofisti sono i primi maestri dell’umanità, cioè sono i primi uomini di cultura che cercano di diffondere la cultura, per questo Hegel li definisce “maestri della Grecia” e li chiama “illuministi”, nel senso che sono i primi che intendono mettere tutto a confronto con la luce dell’intelletto, col pensiero, anche se mettendo tutto a confronto col pensiero, inteso in maniera soggettiva, distruggono tutto.

La rivalutazione di Hegel: l'illuminismo

Ma qual è più precisamente il loro ruolo positivo? Fino a loro, per quanto riguarda lo studio della natura c’erano stati i naturalisti, per quanto riguarda il mondo dell’uomo, la morale, la politica, che non erano state oggetto di indagine filosofica, era valsa l’autorità della tradizione, delle caste sacerdotali, dell’aristocrazia; i sofisti rompono l’autorità della tradizione, rifiutano l’atteggiamento di fede indiscussa nelle divinità olimpiche.

I sofisti introducono una capacità di ragionamento al posto dell’accettazione passiva di contenuti morali; purtroppo distruggono questi contenuti morali, ma introducono una mentalità critica, abituano al confronto col pensiero. L’elemento positivo della sofistica consiste dunque nel fatto che essa è ‘illuminismo’, tentativo di illuminare col pensiero il dogma, cioè le credenze non dimostrate. La sofistica è contro l’atteggiamento fideistico e dogmatico di ossequio all’autorità, di ossequio alla tradizione: si possono accettare contenuti solo se sono stati passati al vaglio del pensiero.

Questo pensa il sofista, e in questo svolge un’azione fortemente innovativa nella storia della civiltà. In proposito dice Hegel: «Il termine di ‘cultura’ è indeterminato, significa in generale ‘coltivare’, ‘elevare coltivando’, se lo vogliamo precisare ha questo significato: ciò che il pensiero libero deve conquistare lo deve trarre da sé come propria convinzione ». I sofisti stabiliscono questo di importante: posso accettare solo quello di cui sono convinto, non posso accettare la regola tramandata fideisticamente o l’imperativo, il comando di una autorità; l’autorità e la tradizione li debbo filtrare alla luce del mio pensiero, devono diventare una mia convinzione. «Non si crede quindi più, ma si investiga»: all’atteggiamento fideistico si sostituisce l’atteggiamento riflessivo. «Insomma si tratta di ciò che nei tempi moderni è stato chiamato illuminismo».

Illuminismo significa richiesta di legittimazione: se mi si vuol imporre qualche cosa, mi si deve addurre il motivo della sua validità, non me lo si può imporre sulla base di un’autorità quale che sia. «Il pensiero va in cerca di princìpi generali coi quali giudicare tutto ciò che deve valere per noi; e per noi non ha valore se non ciò che si conforma a tali princìpi. Il pensiero prende dunque a comparare il contenuto positivo (cioè quello posto dall’esterno) con se stesso, a dissolvere la precedente concretezza della fede». Il pensiero diventa il punto di riferimento.

I sofisti dando vita alla “rivoluzione antropologica”, metteno l’uomo al centro della realtà. La ragione non investiga più l’essere, la natura, ma gli stessi rapporti umani. I sofisti contribuiscono ad affermare che il pensiero è la suprema istanza, è il supremo tribunale: Niente viene accettato se non è passato davanti al tribunale del pensiero: «Il pensiero, dunque, il pensiero identico a sé volge la sua forza negativa [si manifesta come critica, perciò Hegel parla di “forza negativa”] contro le molteplici manifestazioni particolari della teoria e della pratica, contro le verità della coscienza naturale [cioè della coscienza ingenua] contro le leggi e i principi vigenti nella loro immediatezza». Tutto deve essere spiegato, non può restare immediato, senza spiegazione: «E ciò che alla rappresentazione appare saldo, nel pensiero si dissolve, e lascia così da un lato che la soggettività particolare faccia di se stesso un primo e un saldo e riferisca tutto a sé». La sofistica è soggettivistica, ma porta un avanzamento nella storia del pensiero: la centralità del pensiero anche riguardo alle cose umane. Questo passo viene compiuto con molta eleganza e semplicità da Protagora.


CREDITI

Tratto dagli appunti delle lezioni del prof. Antonio Gargano, segretario dell'IISF ISTITUTO ITALIANO STUDI FILOSOFICI con integrazioni.