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volume_2:immanuel_kant:un_giano_bifronte

Kant tra Illuminismo e Romanticismo

Kant è stato definito un “Giano bifronte” poiché la sua figura si colloca tra l’Illuminismo e il Romanticismo. Viene considerato il più rigoroso tra i pensatori illuministi, ma al tempo stesso anticipa le tematiche dell’epoca successiva. Egli, dunque, presenta una doppia natura filosofica. Quale elemento dell’Illuminismo viene esaltato da Kant? La centralità della razionalità. Kant porta questa fiducia all’estremo, al punto che la ragione, dopo aver esaminato la storia, la religione, l’autorità della tradizione e i miti dei popoli, ora rivolge il proprio giudizio anche su se stessa. La Critica della ragion pura si configura come un vero e proprio tribunale della conoscenza, in cui la razionalità è sia giudice che imputato. Per Kant la ragione è sovrana: non esiste alcuna autorità superiore ad essa e non si sottopone ad alcun giudizio al di fuori del proprio. Tuttavia, l’Illuminismo aveva concepito la ragione in modo limitato, riducendola alla conoscenza del mondo finito. L’espressione più significativa della razionalità illuministica è rappresentata dall’Encyclopédie di Diderot e D’Alembert, un’opera che raccoglie il sapere umano in modo sistematico, ma frammentato. Questa concezione del sapere si basa su una visione del mondo come un mosaico composto da elementi separati e finiti. L’Illuminismo aveva escluso la metafisica dai propri ambiti di ricerca, ritenendola irraggiungibile dalla ragione. Tuttavia, Kant, pur restando un grande illuminista, introduce già nella Critica della ragion pura il problema metafisico, che sarà poi centrale nelle sue opere successive.

Kant tra razionalismo ed empirismo

Nei secoli XVII e XVIII la filosofia si era articolata in due correnti principali: razionalismo ed empirismo. Kant, durante la sua formazione, aderì inizialmente al razionalismo di Wolff e Leibniz, ma in seguito, grazie alla lettura di Hume, abbandonò tale posizione. Hume lo risvegliò dal cosiddetto “sonno dogmatico”, convincendolo che ogni conoscenza parte dall’esperienza sensibile. Kant, quindi, si confronta criticamente con entrambe le tradizioni, superandole. Egli ritiene che il razionalismo, basato su conoscenze a priori, non sia in grado di spiegare il legame tra i principi astratti della mente e il mondo concreto dell’esperienza. D’altro canto, l’empirismo, che si fonda sull’osservazione sensibile, conduce a uno scetticismo paralizzante, poiché non permette di formulare conoscenze universali e necessarie. Hume stesso riconosceva questa debolezza, tanto da ammettere che solo il buon senso ci induce a credere che il sole sorgerà domani. Se ci affidiamo esclusivamente ai sensi, non possiamo formulare leggi scientifiche valide universalmente. Il razionalismo, invece, pur cercando di costruire un sapere universale, si basa su assunti indimostrabili, cadendo nel dogmatismo.

Il Criticismo

La filosofia di Kant, partendo proprio dal dualismo antitetico di razionalismo ed empirismo, costruisce la sua dottrina, denominata Criticismo. Il Criticismo consiste in un’analisi critica delle facoltà conoscitive umane. Esso rappresenta il culmine dell’Illuminismo e, allo stesso tempo, il superamento della filosofia moderna, che aveva raggiunto la sua massima espressione con Cartesio. Se con Campanella e, in particolare, con Cartesio la filosofia aveva spostato l’attenzione dall’oggetto al soggetto della conoscenza, con Kant questo processo arriva al suo apice. E in particolare nella capacità peculiare della ragione umana di esprimere giudizi sulla realtà. In questo senso, quindi, Kant segna il passaggio dalla filosofia moderna a quella contemporanea, spostando il focus sulle facoltà conoscitive dell’essere umano. Questo cambiamento si manifesta nel 1770, con la sua dissertazione De mundi sensibilis atque intelligibilis forma et principiis,.

I «giudizi sintetici a priori»

Poiché Kant individua nella possibilità della ragione di esprimere giudizio la capacità di conoscere, allora conoscere significa collegare un soggetto con un predicato. Ma quale tipo di giudizio esprime la reale comprensione delle cose? Quale tipo di giudizio, collegando un soggetto ad un predicato, riesce, contestualmente ad esprimere una conoscenza nuova e condivisibile universalmente? Per capire ciò, Kant analizza il funzionamento dei giudizi nell’empirismo e nel razionalismo, e ne evidenzia i limiti.

L'empirismo

Infatti, l’empirismo, basandosi sull’induzione, produce giudizi sintetici a posteriori, ossia conoscenze che derivano dall’esperienza. Ad esempio, il giudizio «Il corpo è pesante» è sintetico, perché la pesantezza non è contenuta nel concetto di corpo, e a posteriori, perché lo verifichiamo solo attraverso l’osservazione sensibile. I giudizi sintetici a posteriori hanno il vantaggio di generare nuova conoscenza, ma mancano di universalità.

Il razionalismo

Il razionalismo, invece, che si basa prevalentemente sulla deduzione, formula giudizi analitici a priori, che sono universalmente veri ma privi di informazione nuova (ad esempio, «Un triangolo ha tre lati»).Oppure «Il corpo è esteso» è un giudizio analitico in quanto analizzando il soggetto ritrovo il predicato, ed è a priori perché non ho bisogno di verificare con i sensi l’estensione di un corpo. Il giudizio analitico, per tanto è universalmente condivisibile ma non aggiunge una nuova conoscenza a quella che già avevo sull'oggetto studiato (il corpo).

Superamento delle due posizioni

In conclusione, per Kant, L’empirismo, basandosi esclusivamente sull’esperienza sensibile, porta a un’incertezza radicale nella scienza, impedendo di formulare affermazioni universali e necessarie. Addirittura, sostenendo che non c'è certezza che il sole sorgerà domani (Hume), poiché dall’esperienza passata non si può dedurre con assoluta certezza ciò che accadrà in futuro. E il razionalismo, al contrario, si fonda su conoscenze a priori, indipendenti dall’esperienza, non riuscendo, così, a giustificare il passaggio dalle costruzioni teoriche della mente alla realtà empirica. L’empirismo conduceva allo scetticismo, il razionalismo sfociava in un dogmatismo che imponeva la validità delle deduzioni a priori senza dimostrazione empirica.

Il criticismo

Kant introduce un terzo tipo di giudizi: i giudizi sintetici a priori, che uniscono la capacità di essere universali e necessari (a priori- razionalismo) con la possibilità di ampliare la conoscenza (sintetici-empirismo). Egli, quindi, riesce ad unificare gli aspetti positivi del giudizio dell’empirismo e di quello del razionalismo identificando i giudizi sintetici a priori, i quali presentano tutti i vantaggi del giudizio empirico e di quello razionalistico senza averne gli svantaggi. I giudizi di Kant sono sintetici, quindi produttivi di conoscenza, ampliano il sapere, ma nello stesso tempo, essendo a priori, sono universali e necessari, quindi rispondono al canone scientifico dell’assolutezza e della necessità. Essi, quindi, raccolgono tutti gli aspetti positivi e respingono gli aspetti negativi dei tipi di giudizi dell’empirismo e del razionalismo. Questi giudizi sono il fondamento della scienza, poiché permettono di formulare leggi valide indipendentemente dall’esperienza diretta.

volume_2/immanuel_kant/un_giano_bifronte.txt · Ultima modifica: 2025/02/24 08:58 da giorgio