Fonti: Anita
Jacques Le Goff - Il medioevo - ed. Laterza - 2018
Bainton - La riforma protestante —
Ma qual’era il ruolo della Chiesa all’interno della società del medioevo? Come già sosteneva il vescovo Adalberone di Laon (950-1030 circa) le tre funzioni nelle quali si dividevano gli individui nella società attorno all’Anno Mille erano:
La società medioevale è una società teocentrica. La religione ha un ruolo fondamentale nella vita degli individui, oltre che nella vita politica. Gli Oratores sono gli ecclesiastici: monaci, preti, parroci, vescovi.
A partire dal VI secolo si assiste ad uno sviluppo del monachesimo, con un grande incremento nell’età carolingia. Le abbazie centri di cultura, di arte, di architettura. Importanza fondamentale per l’Alto medioevo di 3 monasteri: Montecassino (529d.C), Bobbio (627), e S.Gallo (Svizzera).
Scomparso Carlo Magno, il centro culturale dell’Impero non è più la corte. Scienza, arte, letteratura vengono ormai dai conventi; nelle loro biblioteche, nei loro scriptoria nelle loro officine si compie la parte più importante della produzione intellettuale. Alla loro diligenza e alla loro ricchezza l’arte dell’Occidente cristiano deve la sua prima fioritura. Non si deve credere che i monasteri fossero del tutto isolati; servivano a collegarli, se pur non molto strettamente, la comune dipendenza da Roma, l’influsso generale del monachesimo irlandese e anglosassone e, più tardi, le congregazioni di riforma degli ordini. Abbazie e conventi sono anche luoghi di ritrovo per pellegrini, mercanti e giullari.
Come il feudo, così il convento cercava di sviluppare un’economia autarchica, producendo tutto il necessario. L’attività dei monaci si estendeva dal lavoro dei campi e negli orti all’artigianato. Fin dal principio i lavori più pesanti furono sbrigati dai contadini liberi e dai servi e, più tardi, anche dai frati laici; ma l’artigianato, specie nei primi tempi, era esercitato soprattutto dai monaci; e proprio attraverso l’organizzazione del lavoro artigiano il monachesimo ha esercitato il più profondo influsso sullo sviluppo dell’arte e della cultura medioevale.
Fra i più antichi titoli di gloria dei conventi c’era la copia e l’illustrazione dei manoscritti (amanuensi e miniatori). L’istituzione delle biblioteche e degli scriptoria, che Cassiodoro aveva introdotto a Vivarium (Calabria), fu imitata dalla maggior parte dei conventi benedettini. Gli amanuensi e i miniatori di Tours, Corbie, Colonia, Treviri, Ratisbona, Winchester, erano celebri fin dall’alto medioevo. Presso i benedettini, gli scriptoria erano grandi laboratori comuni, presso altri ordini, come i circestensi e i certosini, piccole celle.
Ma i frati non si occupavano solo d’illustrazione dei libri, arte monastica per eccellenza sia chiaro. Essi si occupavano anche d’architettura, scultura e pittura, erano orefici e smaltisti, tessevano seta e arazzi, istruivano fonderie di campane e legatorie, fabbriche di vetri e di ceramiche. Alcuni monasteri divennero veri e propri centri industriali; quasi tutte le officine dei conventi erano spesso sedi di esperimenti e di ricerche tecniche. Alla fine del secolo XI il benedettino Teofilo, nelle sue note (Schedula diversarum artium), descrisse tutta una serie di invenzioni fatte nei conventi, come la produzione del vetro, le vetrate dipinte a fuoco, le misture dei colori a olio e così via.
Del resto, anche gli artisti e gli artigiani ambulanti uscivano in gran parte dalle officine dei monasteri,che erano le «scuole d’arte» di allora e curavano specialmente l’addestramento dei giovani. In molti conventi si istituirono laboratori artigiani, destinati a istruire la mano d’opera necessaria tanto ai conventi e ai vescovadi, quanto ai feudi e alle corti.
Oltre i monaci, gli operai liberi e i servi delle corti feudali, ci furono tuttavia sempre artigiani e artisti che costituivano gli elementi di un mercato libero, benché limitato, del lavoro. Erano girovaghi che trovavano impiego ora nei conventi, ora nelle sedi vescovili e alle corti feudali, ed è certo che i frati li impiegavano regolarmente.
Importantissimo è il contributo dei monaci allo sviluppo dell’architettura sacra. Fino alla fioritura delle città (XI-XII sec.), quando sorgono i cantieri delle cattedrali, essa è quasi interamente nelle mani degli ecclesiastici, anche se si può supporre che gli artisti e gli operai addetti alla costruzione delle chiese non fossero tutti frati. Comunque, a capo delle maggiori imprese architettoniche troviamo quasi sempre ecclesiastici; anche se, con ogni probabilità, essi furono fabbricieri (geometri, diremmo oggi) piuttosto che architetti.” (A.Hauser Storia sociale dell’arte).
b) L’importanza europea di Montecassino
L’abbazia di Montecassino costituì un polo europeo di produzione, conservazione e sintesi culturale:
Nel corso del Duecento la nascita degli ordini mendicanti, Francescani e Domenicani, segna la diffusione, soprattutto in Italia, degli Studia nelle maggiori città, organizzati e diretti da questi religiosi (domenicani soprattutto). Dante, per esempio, frequentò a Firenze sia lo studium francescano che quello domenicano. Lo studium impartiva un insegnamento a livello superiore, con un particolare attenzione, ovviamente, alla teologia.
La divisione dell’Ordine alla morte di Francesco: spirituali e conventuali→ i fraticelli → v. Bonifacio VIII
d) Eretici ed Eresie
Per eresie s’intendono quelle dottrine che si oppongono a verità proposte come tali dalla Chiesa. In tal senso la nascita dell’eresia va fatta risalire ai primi secoli dell’era cristiana. Infatti nel 325 d.C. a Nicea (attuale Turchia), per volere dell’Imperatore Costantino, si tenne quello che viene considerato il primo concilio ecumenico, cioè universale, dato che i trecento vescovi che vi parteciparono, pur provenendo in larghissima parte dalle province orientali, deliberarono in nome di tutte le comunità cristiane. Nel Concilio di Nicea si condannò all’unanimità la dottrina del prete Ario di Alessandria (l’arianesimo), il quale sosteneva che il figlio di Dio incarnatosi in Cristo non aveva lo stesso grado di divinità del Padre, ma era a lui subordinato.
Altre eresie si svilupparono nello stesso periodo e successivamente (il donatismo, il manicheismo, ecc.), ma è nel Medioevo che esse acquistano particolare rilevanza, a causa della presenza della Chiesa di Roma, che si configurava ormai come un potere di tipo monarchico e che attraverso vari concili aveva fissato i cardini della sua dottrina considerata dogma indiscutibile. Pertanto il Papato, per tutta l’età medioevale e fino al Seicento inoltrato, organizza una lotta spesso spietata all’eresia. E’ per questo fine che nasce l’Inquisizione, sorta alla fine del secolo XII, quando Lucio III (bolla Ad abolendam, 1184) affidò ai vescovi di ogni diocesi il compito di coordinare la lotta contro catari e valdesi, correnti eretiche del periodo.
Tra le eresie più diffuse del medioevo ricordiamo: i catari (ossia “puri”); gli albigesi (che erano catari del sud della Francia, in particolare della città di Albi), gli apostolici di Gherardo Segarelli, i bogomilli; il movimento hussita (da Jan Hus, fondatore del movimento in Boemia),ecc.
Tra i personaggi eretici più noti, ricordiamo fra’ Dolcino, vissuto agli inizi del Trecento e attivo in Piemonte, dove raccolse tanti seguaci. Progressivamente Dolcino trasforma il proprio impegno religioso in resistenza militare: nella lotta contro le truppe che vengono inviate contro il suo movimento. Nel marzo del 1307, dopo un inverno passato tra le montagne, pressati da un assedio via via più serrato, i dolciniani superstiti sono sconfitti: alcuni uccisi subito, altri, tra cui Dolcino, catturati e affidati agli inquisitori. Dal Tribunale dell’Inquisizione Dolcino e i suoi sono condannati come eretici e mandati al rogo.La fama di Dolcino continuò anche dopo la sua morte. Dante stesso lo colloca tra i personaggi della Divina Commedia (Inferno, canto XXVIII).
Al di là delle differenze, queste correnti ereticali sono accomunate tutte da una profonda spiritualità e dal richiamo allo spirito originario del Vangelo. Di contro e in polemica con lo sfarzo e la corruzione della Chiesa di Roma (simonia, vendita delle indulgenze, nepotismo, ecc.), esse si richiamavano alla povertà e umiltà di Cristo, dei suoi discepoli e delle prime comunità cristiane. Alcune di queste eresie (v. dolciniani) giunsero a teorizzare il comunismo come ideale e pratica di vita.
Il termine indica “coloro che combattono”. Figura simbolo di questo genere è il cavaliere, emblema del medioevo.
Una delle attività tipiche dei cavalieri medievali, riportate anche nella letteratura dell’epoca sono i tornei. I tornei nacquero per l’allenamento fisico e militare dei nobili nei periodi invernali. L’occupazione principale dei nobili nel medioevo erano le campagne militari, che si tenevano tranne rari casi nei mesi caldi: in quelli freddi gli eserciti venivano sciolti e per alcuni periodi il freddo impediva anche di occuparsi della caccia.
I tornei si diffusero in tutta Europa a partire dal XII secolo e assunsero sempre maggiore importanza, divenendo assai fastosi e spettacolari. Il torneo nasce nelle terre dei Franchi; in Italia troviamo testimonianze di tornei già nel XII secolo. Originariamente prevedevano battaglie con alto rischio di morte, ma nel XIII secolo si diffuse l’uso di utilizzare lance spuntate e spade senza punta né taglio. Anche con tali precauzioni continuarono a verificarsi comunque gravi incidenti.
La violenza a cui erano arrivati gli scontri indusse la Chiesa nel 1130 a proibire, ma senza successo, i tornei, scomunicando i torneanti e proibendo la sepoltura cristiana a coloro che trovavano la morte negli scontri. Nel XIII secolo si formalizzò la distinzione tra tornei con armi à outrance, cioè da battaglia, e armi à plaisance, per limitare le ferite. La Chiesa, grazie alla nuova forma di torneo, nel 1281 abolì le proibizioni. Le ultime manifestazioni si svolsero sino al XVII secolo
Da non dimenticare però i fanti e più in generale “la manovalanza” della guerra medioevale: contadini poveri; mercenari per necessità; ex carcerati, ecc.
Letteralmente “coloro che lavorano”: i contadini, anzitutto; gli artigiani (v. Corporazioni); i mercanti; ecc.
LA DIVISIONE PROPOSTA DA ADALBERONE NON TIENE CONTO DI TUTTA UN’UMANITA’ ESCLUSA: vagabondi, ambulanti, storpi, ciechi, invalidi vari, prostitute, ecc. (vedere “La vita quotidiana tra Medioevo e Settecento). La storia di Salvatore tratteggiata in”Il Nome della Rosa”.