Un’allegoria della Rivoluzione di Nicolas Henri Jeaurat de Bertry (Public Domain)
Educazione civica e diritti umani Studiare la Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e del Cittadino (1789) aiuta a comprendere:
Conoscenze sulla nascita delle democrazie moderne
La Rivoluzione Francese è una pietra miliare nella transizione dai sistemi assolutistici alle democrazie. Studiare questa fase permette di comprendere il passaggio dalla monarchia assoluta alla monarchia costituzionale e, successivamente, alla repubblica.
Ruolo delle istituzioni e del cambiamento politico
Lo studio degli Stati Generali e della loro trasformazione in Assemblea Nazionale insegna:
Leadership e mobilitazione popolare
Analizzare la presa della Bastiglia (1789) e l’organizzazione delle masse rivoluzionarie offre modo di riflettere su:
Difficoltà della gestione della crisi economica
La crisi economica che precedette la rivoluzione, aggravata dall’indebitamento statale e dalle carestie, insegna:
Influenza delle idee illuministe
Il ruolo delle idee filosofiche illuministe (Rousseau, Voltaire, Montesquieu) dimostra:
Complessità dei movimenti di riforma
Studiare i conflitti tra diverse fazioni (come Giacobini e Girondini) insegna:
La diffusione delle idee
La Rivoluzione Francese non fu un evento isolato; le sue idee si diffusero in tutta Europa e oltre. Questo insegna:
Gestione del cambiamento culturale La soppressione di vecchi privilegi, il superamento dei titoli nobiliari e le riforme simboliche mostrano:
La Rivoluzione francese (1789-1799) fu un periodo di grandi sconvolgimenti sociali e politici in Francia. Essa fu caratterizzata dal collasso della monarchia, la nascita della prima Repubblica e culminò nell’ascesa di Napoleone Bonaparte e nell’inizio dell’età napoleonica. La Rivoluzione francese è considerata uno degli eventi fondamentali della storia del mondo occidentale.
La Rivoluzione del 1789 ebbe origini da problemi profondamente radicati che il governo del re Luigi XVI di Francia (1774-1792) non fu capace di risolvere; questi problemi erano causati principalmente dai problemi finanziari della Francia e dalla ineguaglianza del sistema sociale dell’Antico Regime. Gli Stati generali del 1789 convocati per affrontare questi problemi, diedero vita all’Assemblea nazionale costituente, un corpo di rappresentanti eletti dai tre ordini sociali che giurarono di non sciogliersi fino a che non avessero scritto una nuova costituzione. Nei successivi 10 anni i rivoluzionari tentarono di distruggere la vecchia società oppressiva e costruirne una nuova basata sui principi dell’età dell’Illuminismo riassunti nel motto “Libertà, uguaglianza, fraternità”.
Nonostante l’iniziale successo nel proclamare una Repubblica, i rivoluzionari si trovarono presto invischiati nelle guerre rivoluzionarie della Francia (1792-1802), nelle quali la Francia combatté contro delle coalizioni delle più grandi potenze europee.
A causa delle enormi difficoltà incontrate (guerre con paesi stranieri, rivolte interne) la Rivoluzione andò incontro ad un periodo di violenza chiamato il periodo del Terrore, quando tra i 20 e i 40 mila francesi furono giustiziati, (1793-94), inclusi molti dei precedenti leader rivoluzionari.
Dopo il Terrore, la rivoluzione stagnò fino al 1799, quando Napoleone Bonaparte (1769-1821) prese il controllo del governo con un colpo di Stato del 18 di Brumaio, trasformando in seguito la Repubblica nel Primo impero (1804-1814, 15).
Sebbene la rivoluzione avesse fallito nell’evitare che la Francia ritornasse ad un regime autocratico, è importante considerare che conseguì comunque altri successi: La rivoluzione ispirò numerose rivoluzioni in tutto il mondo e aiutò a dare forma al moderno concetto dello stato-nazione, alla democrazia occidentale e ai diritti umani.
La maggior parte delle cause della Rivoluzione francese possono essere ricondotte alle ineguaglianze economiche o sociali, che furono sempre maggiori, finchè non si arrivò alla fine dell’Ancien Regime, il nome che fu dato successivamente al sistema politico del regno di Francia negli ultimi secoli della sua esistenza.
La società di Antico Regime era divisa in tre Stati o ordini sociali, il clero, la nobiltà e il terzo Stato. I primi due Stati godevano di molti privilegi sociali, inclusa l’esenzione delle tasse, che non erano invece concessi al terzo Stato, una classe che era composta da circa oltre il 90% della popolazione. Il terzo Stato era obbligato al lavoro manuale, così come a pagare la maggior parte delle tasse.
Il rapido aumento della popolazione contribuì alla sofferenza generale; nel 1789 la Francia era il più popoloso Stato europeo con oltre 28 milioni di abitanti. Il lavoro disponibile non aveva tenuto il passo dell’aumento della popolazione, lasciando tra gli 8 e i 12 milioni di poveri. Tecniche agricole arretrate e una costante serie di terribili raccolti, produssero una carestia. Nel frattempo una classe sociale in ascesa di persone ricche del terzo Stato, la borghesia, minacciava le posizioni di privilegio dell’aristocrazia, aumentando le tensioni sociali tra le classi. Le idee dell’Illuminismo contribuirono anch’esse all’insoddisfazione nazionale; il popolo cominciò a vedere l’Antico Regime come corrotto, malgovernato e tirannico. L’odio era diretto principalmente contro la Regina Maria Antonietta, austriaca, che era ritenuta la personificazione di ogni cosa sbagliata vi fosse nel governo.
Le guerre rivoluzionarie francesi 1789-1799 - Simeon Netchev (CC BY-NC-ND)
Una causa significativa fu anche il monumentale debito pubblico della Francia, che si era accumulato per i suoi tentativi di mantenere il suo status di potenza globale. Costose guerre e altri progetti avevano provocato un debito pubblico del Tesoro francese di miliardi di lire, forzando il regno a chiedere prestiti a tassi di interesse enormemente alti. Il sistema di tassazione del Paese era irregolare e inefficace e quando i creditori cominciarono a chiedere di essere rimborsati durante gli anni 1780 il governo finalmente realizzò che qualcosa bisognava fare.
Il 10 maggio del 1774 il re Luigi XV, morì dopo un regno di quasi sessant’anni, lasciando il suo nipote come erede di un Regno travagliato e malfunzionante. Luigi XVI, di appena 19 anni, era un governante impressionabile che ascoltava il Consiglio dei suoi ministri e coinvolse la Francia nella guerra di indipendenza americana. Nonostante il coinvolgimento francese nella rivoluzione americana avesse avuto successo nell’indebolire la Gran Bretagna, esso divenne però anche fonte di un ulteriore debito, mentre il successo degli americani incoraggiava sentimenti anti-dispotici in Francia.
Nel 1786 Luigi XVI fu convinto dal suo ministro delle Finanze Charles-Alexandre Calonne che il problema del debito non poteva essere più ignorato. Calonne presentò una lista di riforme finanziarie e convocò l’Assemblea dei notabili nel 1787 per averne conferma. I notabili, nella maggior parte di provenienza aristocratica, rifiutarono e dissero a Calonne che solo gli Stati generali potevano approvare tali riforme radicali. Facevano così riferimento a un’Assemblea dei tre Stati della Francia prerivoluzionaria, un corpo che non era stato più convocato da 175 anni. Luigi, XVI rifiutò perchè era consapevole che gli Stati generali avrebbero potuto minare la sua autorità. Licenziò invece Calonne e presentò le riforme ai parlamenti.
L’Assemblea dei notabili 1787 - Claude Niquet (Public Domain)
I parlamenti erano 13 corti giudiziali responsabili della registrazione dei decreti reali prima che essi entrassero in vigore, non erano quindi parlamenti nel senso di organi istituzionali preposti alla funzione legislativa. Formati da aristocratici, i parlamenti avevano a lungo lottato contro l’autorità reale, ancora risentiti per il fatto che la loro classe fosse stata soggiogata dal Re Sole Luigi XIV un secolo prima. Intuendo la possibilità di recuperare qualche potere, essi rifiutarono di registrare le riforme reali e si unirono ai notabili nella richiesta della convocazione degli Stati generali. Quando la corona rispose sciogliendo le corti scoppiarono insurrezzioni in tutto il paese; i parlamenti si erano presentati come i campioni del popolo conquistando così il supporto del terzo Stato. Una di queste rivolte avvenne a Grenoble il 7 giugno e portò i tre Stati del Delfinato a riunirsi senza il consenso reale. Conosciuto come “il giorno delle tegole”, questo è ritenuto da alcuni storici come l’inizio della Rivoluzione. Capendo di essere stato battuto, Luigi XVI nominò il popolare Jacques Necker come suo nuovo ministro della Finanze e convocò gli Stati generali per il maggio 1789.
In tutta la Francia sei milioni di persone parteciparono al processo elettorale per gli Stati generali e furono redatte per la discussione un totale di 25.000 cahiers de doléances o liste di lamentele. Quando gli Stati generali del 1789, infine, si radunarono il 5 maggio a Versailles, erano presenti 578 deputati, rappresentanti del terzo Stato, 282 per la nobiltà e 303 per il clero. Tuttavia. Il raddoppio dei rappresentanti del terzo Stato non ebbe nessun significato, in quanto i voti erano ancora contati per Stati piuttosto che per teste. Dal momento che le classi superiori sicuramente avrebbero votato insieme il terzo Stato si trovava automaticamente sempre in svantaggio.
Successivamente il terzo Stato chiese di che i voti fossero contati per testa, una proposta che la nobiltà rifiutò fermamente. Nel frattempo, l’attenzione di Luigi XVI fu deviata dalla morte di suo figlio, paralizzando l’autorità reale. Il 13 di giugno il terzo Stato cominciò una riunione rompendo il protocollo, cominciando i lavori senza il consenso del re o degli altri ordini.
Il 17 di giugno, a seguito di una mozione proposta dall’abate Joseph Sieyès, il terzo Stato si proclamò ufficialmente Assemblea Nazionale Costituente. Due giorni dopo il clero formalmente votò la sua adesione e la nobiltà, malvolentieri, fece lo stesso. Il 20 di giugno dopo aver trovato sbarrata la sala dell’Assemblea nazionale per ordine del Re, i deputati dell’Assemblea nazionale si riunirono nella sala reale della pallacorda. Qui fecero il giuramento della pallacorda, promettendo di non disperdersi fino a che essi non avessero dato alla Francia una nuova Costituzione. La Rivoluzione francese era cominciata.
Il giuramento della pallacorda - Jacques-Louis David (Public Domain)
Luigi XVI, capì che aveva bisogno di riprendere il controllo. All’inizio di luglio egli chiamò oltre 30.000 soldati nel bacino di Parigi e l’undici di luglio dimissionò Necker e gli altri ministri considerati troppo amici degli insolenti rivoluzionari. Temendo che il re volesse abbattere la rivoluzione, il popolo di Parigi si sollevò il 12 di luglio. La loro rivolta ebbe il suo culmine il 14 di luglio con l’assalto alla Bastiglia, quando centinaia di cittadini attaccarono con successo la Fortezza della Bastiglia per rifornirsi di munizioni. A questo punto il re si trovò costretto ad allontanare i soldati e reinsediò Necker. Preoccupato da questi eventi il fratello più giovane del re, il Conte d’Artois, fuggi dalla Francia con un con un gruppo di realisti nella notte del 16 luglio; essi furono i primi di migliaia di emigrati a fuggire.
Nelle settimane seguenti le campagne francesi conobbero rivolte sparse, in quanto si diffuse il rumore di complotti aristocratici per privare i cittadini delle loro libertà. Queste rivolte furono sentite come piccoli assalti alla Bastiglia, in quanto i contadini rasero al suolo le residenze feudali dei signori locali, forzando i nobili a rinunciare ai loro diritti feudali. Più tardi, conosciuto come “grande paura”, questa ondata di panico forzò l’Assemblea nazionale a confrontarsi con il problema del feudalesimo. Nella notte del 4 agosto, in un impeto di fervore patriottico, l’Assemblea annunciò che il regime feudale era finito per sempre e pose fine ai privilegi delle classi superiori. Più tardi in quel mese, l’Assemblea approvò la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, un documento fondamentale per il riconoscimento dei diritti umani, per la difesa della volontà generale del popolo, per la separazione dei poteri e per l’idea che i diritti umani erano universali. Questi due eventi sono considerati come i più importanti e a più lungo effetto della rivoluzione.
Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, 1789 - Jean-Jacques-François Le Barbier (Public Domain)
Mentre l’Assemblea nazionale lentamente procedeva alla stesura della Costituzione, Luigi XVI si ritrovava a Versailles, da dove egli rifiutò di accettare i decreti di agosto e la Dichiarazione di diritti dell’uomo, domandando invece che i deputati includessero il suo diritto ad un veto assoluto nella nuova Costituzione. Questa richiesta alimentò la rabbia del popolo di Parigi e il 5 ottobre 1789 una folla di 7000 persone, per lo più donne, marciò da Parigi a Versailles, sotto una pioggia battente, domandando pane e che il re accettasse le riforme dell’Assemblea. Luigi XVI non ebbe altra scelta che accettare e, accompagnato dalle donne, rinunciò al suo isolamento per ritornare forzatamente a Parigi, dove prese dimora al Palazzo delle Tuileries. Conosciuta come la marcia delle donne su Versailles o i giorni di ottobre, questa insurrezione condusse alla fine dell’Antico Regime e all’inizio di un breve vita della Francia come monarchia costituzionale.
Il successivo anno e mezzo fu una fase relativamente calma della rivoluzione. In realtà molte persone pensavano che la rivoluzione fosse finita. Luigi XVI era ormai d’accordo nell’adottare le riforme dell’Assemblea e anche di apparire riconciliato con la Rivoluzione, accettando, ad esempio, la coccarda tricolore. L’Assemblea, nel frattempo, cominciò a governare la Francia adottando una sua moneta destinata a un triste destino, l’assegnato, per contrastare il debito crescente. Avendo eliminato la nobiltà, l’Assemblea rivolse le sue attenzioni nei confronti della Chiesa cattolica. La Costituzione civile del clero, emanata il 12 luglio 1790, forzò tutti i chierici a giurare fedeltà alla nuova Costituzione e mise la loro lealtà allo Stato prima di quella al Papa di Roma. Allo stesso modo le terre della Chiesa furono confiscate dall’Assemblea e la città papale di Avignone fu reintegrata nella Francia. Questi attacchi alla Chiesa allontanarono molte persone dalla Rivoluzione, incluso lo stesso pio Luigi XVI.
Il 14 luglio 1790, nel primo anniversario della presa della Bastiglia ci fu una grande celebrazione al Campo di Marte guidata dal Marchese de Lafayette. La Festa della liberazione aveva il significato di voler far vedere l’unità del nuovo popolo francese liberato sotto il magnanimo governo del suo re “cittadino”. Ma il re aveva altri piani. Un anno dopo, nella notte tra il 20 e il 21 di giugno 1791, egli e la sua famiglia lasciarono le Tuileries di nascosto e tentarono di scappare dalla Francia in quella che è conosciuta come la fuga a Varenne. Essi furono rapidamente catturati e riportati a Parigi, ma il loro tentativo aveva irrevocabilmente distrutto ogni fiducia del popolo nella monarchia. Si cominciarono a levare voci che pretendevano la deposizione di Luigi XVI, mentre altri addirittura, cominciarono seriamente a domandare che la Francia diventasse Repubblica. Il problema divise il club dei Giacobini, una società politica dove i rivoluzionari si riunivano per discutere i loro obiettivi e la loro agenda politica. I membri più moderati, leali all’idea della monarchia costituzionale, si divisero nel nuovo club dei Foglianti, mentre i rimanenti giacobini si radicalizzano ulteriormente.
Il ritorno di Luigi XVI a Parigi dopo Varennes - Jean Duplessis-Bertaux (Public Domain)
Il 17 luglio 1791 una folla di manifestanti si riunì nel Campo di Marte per domandare la deposizione del re. La Guardia nazionale comandata da Lafayette aprì il fuoco provocando 50 morti. Il massacro del Campo di Marte mise in crisi i repubblicani dando ai foglianti il tempo sufficiente per promulgare la loro Costituzione che era basata su un concetto di monarchia liberale che era però ormai indebolita. Il 30 settembre del 1791 la nuova Assemblea legislativa si riunì, ma nonostante fosse stata varata la tanto attesa nuova Costituzione, la rivoluzione era più divisa che mai.
Molti deputati dell’Assemblea legislativa si divisero in due fazioni, i foglianti, più conservatori, sedevano alla destra del Presidente dell’Assemblea, mentre i radicali giacobini sedevano alla sua sinistra dando vita alla categorizzazione politica destra/sinistra che si usa ancora oggi. Dopo che i re di Austria e Prussia minacciarono di distruggere la Rivoluzione con la loro dichiarazione di Pillnitz, una terza fazione si staccò dai giacobini chiedendo la guerra come unico modo per preservare la Rivoluzione. Questo partito della guerra, più tardi conosciuto come i girondini, rapidamente prese il controllo dell’Assemblea legislativa che votò la dichiarazione di guerra all’Austria il 20 aprile 1792. Questo fu l’inizio alle guerre della Rivoluzione francese (1792-1802.) in quanto gli antichi regimi d’Europa, sentendosi minacciati dai rivoluzionari radicali, si unirono in una coalizione contro la Francia.
Inizialmente la guerra fu disastrosa per la Francia. L’estate del 1792 vide un’armata prussiana accompagnata dagli emigrati realisti francesi muovere lentamente verso Parigi. In agosto gli invasori emanarono il Proclama di Brunswick minacciando di distruggere Parigi se fossi avvenuto qualcosa di spiacevole alla famiglia reale. Questa minaccia scatenò un panico isterico a Parigi che condusse all’assalto del Palazzo delle Tuileries il 10 agosto 1792, l’insurrezione che infine rovesciò la monarchia. Temendo che i nemici controrivoluzionari potessero aiutare i prussiani, la folla parigina invase alle prigioni della città e massacrò oltre 1100 persone in quelli che furono poi chiamati massacri di settembre.
I massacri di settembre all’esterno della Prigione dell’Abbazia - Jules-Adolphe Chauvet (Public Domain)
Il 20 di settembre l’esercito francese infine riuscì miracolosamente a fermare l’invasione prussiana nella battaglia di Valmy. Il giorno successivo l’Assemblea legislativa in festa proclamò ufficialmente la nascita della Repubblica. Il più tardo calendario repubblicano iniziò da questo giorno visto come l’ultima realizzazione dell’emancipazione del genere umano.
L’Assemblea fu sciolta e fu riunita una Convenzione nazionale per redigere una nuova Costituzione. Una delle prime decisioni della Convenzione fu quella di stabilire la sorte del deposto Luigi XVI che, alla fine, fu processato e ghigliottinato il 21 gennaio 1793, mentre la sua famiglia fu tenuta prigioniera nella Torre del tempio fino al processo e all’esecuzione di Maria Antonietta nel mese di ottobre. Il processo e l’esecuzione di Luigi XVI sconvolsero l’Europa e spinsero Gran Bretagna, Spagna e la Repubblica olandese a formare una coalizione contro la Francia.
Dopo il declino dei foglianti, i girondini divennero la fazione moderata della rivoluzione. All’inizio del 1793, ad essi si oppose il gruppo radicale dei giacobini chiamati la montagna, guidati in primo luogo da Maximilien Robespierre, George Danton e Jean Paul Marat. L’aspra rivalità tra girondini e giacobini si concluse con la caduta dei girondini il 2 giugno 1793, quando circa 80.000 sanculotti, le classi più basse della rivoluzione, e le guardie nazionali, circondarono il Palazzo delle Tuileries, richiedendo l’arresto dei leader girondini. Raggiunto questo obiettivo essi furono infine giustiziati.
La vittoria dei montagnardi divise profondamente la nazione. L’assassinio di Marat da parte di Charlotte Corday avvenne tra episodi di guerra civile che minacciarono di distruggere la neonata Repubblica, così come la guerra nella Vandea. Per reprimere il dissenso e fermare l’avanzata delle armate coalizzate, la Convenzione approvò la creazione del Comitato di salute pubblica che velocemente assunse la quasi totalità del potere esecutivo. Attraverso misure come la coscrizione di massa, il Comitato represse brutalmente le guerre civili e tenne a bada le armate straniere prima di rivolgere la sua attenzione allo smascheramento dei traditori interni e degli agenti controrivoluzionari. Il seguente Regno del terrore, dal settembre 1793 al luglio 1794, provocò centinaia di migliaia di arresti 16.594 esecuzioni per mezzo della ghigliottina e decine di migliaia di altre morti. Aristocratici e membri del clero furono giustiziati insieme ad antichi leader rivoluzionari e a migliaia di comuni cittadini.
Vignetta di Robespierre che ghigliottina il boia dopo avere ghigliottinato ogni altra persona - Bibliothèque nationale de France (Public Domain)
Robespierre assunse un potere quasi dittatoriale durante questo periodo. Cercando di smorzare l’aggressiva politica di scristianizzazione della rivoluzione, egli propose il culto teistico dell’Essere Supremo per cercare di indirizzare la Francia alla sua visione di una società moralmente pura. I suoi nemici videro in questo tentativo una pretesa ad un potere totale e temendo per le loro vite, decisero di rovesciarlo. La caduta di Maximilien Robespierre e dei suoi alleati il 28 luglio 1794 pose fine al Terrore ed è considerata da alcuni storici il declino della stessa rivoluzione.
L’esecuzione di Robespierre fu seguita dalla reazione termidoriana, un periodo di controrivoluzione conservatrice, durante il quale le tracce del dominio giacobino furono cancellate. Lo stesso club di giacobini fu chiuso permanentemente nel novembre 1794 e un tentativo giacobino di riconquistare il potere nella insurrezione di Pratile del 1795 fu schiacciato. I termidoriani sconfissero anche una insurrezione realista il 13 vendemmiaio (5 ottobre 1795) prima di adottare la costituzione dell’anno terzo (1795) e trasformare il Direttorio nel governo che guidò la Repubblica negli anni finali della Rivoluzione.
Nel frattempo le armate francesi riuscirono a respingere le forze della coalizione sconfiggendo la maggior parte delle nazioni coalizzate nel 1797. La star di queste guerre fu senza dubbio il generale Napoleone Bonaparte, la cui brillante campagna d’Italia del 1796-97 lo coperse di fama e gloria. Il 9 novembre 1799 Buonaparte prese il controllo del governo col colpo di Stato del 18 Brumaio, ponendo fine all’impopolare Direttorio. La sua ascesa al potere segnò la fine della Rivoluzione francese e l’inizio dell’età napoleonica.
Fase iniziale: Stati Generali e Assemblea Nazionale (1789-1791)
Fase della monarchia costituzionale (1791-1792)
- Con l’approvazione della Costituzione del 1791, gli schieramenti si riorganizzano:
Fase repubblicana e Convenzione Nazionale (1792-1794)
Dopo l’abolizione della monarchia (settembre 1792) e l’inizio della Prima Repubblica, gli schieramenti si polarizzano.
Fase del Direttorio (1795-1799)
Dopo la caduta di Robespierre, la Repubblica assume un carattere più moderato, ma continua a essere instabile.
Fase del Consolato (1799)
- Con il colpo di stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), Napoleone Bonaparte assume il controllo politico come Primo Console. - La politica rivoluzionaria cede il passo a un regime autoritario, consolidato nel 1804 con la proclamazione dell’Impero.
Adapted from French Revolution by Harrison Mark, published on World History Encyclopedia under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-ShareAlike license.