Dopo il fallimento di Federico Barbarossa di sottomettere i Comuni italiani, sancito con la Pace di Costanza (1183), l’autonomia delle città italiane era stata in parte riconosciuta. Tuttavia, l’Impero continuava a voler riaffermare la propria autorità sulla Penisola. Inoltre le mire di Federico Barbarossa si estendevano anche al regno normanno di Sicilia. Per questo motivo chiese la mano di Costanza d’Altavilla, ultima erede al trono normanno, per il figlio Enrico VI. Il matrimonio venne celebrato a Milano nel 1186. Quattro anni, nel 1190, dopo il Barbarossa moriva annegato nelle acque del fiume Salef, in Cilicia (Turchia).
Enrico VI successe al padre diventando contemporaneamente Imperatore, re d’Italia e di Sicilia. Il governo che esercitò su quest’ultima fu esoso e tirannico, provocando rivolte e agitazioni. Enrico VI morì prematuramente nel 1197, un anno dopo anche Costanza. Rimaneva il figlio, ancora bambino, il futuro Federico II.
Federico II di Svevia, appartenente alla dinastia degli Hohenstaufen, dopo un serie di vicissitudini, divenne imperatore del Sacro Romano Impero, re d’Italia e re di Sicilia. Personalità ambiziosa e colta, Federico cercava di centralizzare il potere imperiale e mantenere un controllo diretto anche sui territori dell’Italia settentrionale, area in cui i Comuni (soprattutto nel nord e nel centro della penisola) stavano diventando sempre più potenti e desiderosi di governarsi autonomamente.
Come abbiamo visto, i Comuni italiani, specialmente quelli dell’Italia settentrionale (come Milano, Brescia, Bologna), si erano sviluppati in una realtà urbana prospera e dinamica, con una popolazione in crescita e una vivace economia commerciale. Queste città ambivano a governarsi da sole, senza interferenze esterne, e si organizzarono quindi in una confederazione nota come Lega Lombarda. La Lega si era già opposta all’autorità imperiale durante il regno di Federico Barbarossa, ma il conflitto con Federico II si intensificò ulteriormente.
Federico II voleva rafforzare il suo dominio diretto sui territori italiani, sia per motivi politici sia per ragioni economiche. Controllare l’Italia significava poter beneficiare delle ricchezze delle città e garantire un passaggio sicuro per l’Impero tra la Germania e il Regno di Sicilia. Tuttavia, i Comuni italiani percepivano questa ambizione come una minaccia alla loro autonomia. L’imposizione di governatori imperiali nelle città e le tasse imposte da Federico furono viste come tentativi di soggiogare i Comuni, che reagirono quindi con forza per difendere la loro indipendenza.
Il conflitto culminò in una serie di battaglie. Federico II cercò più volte di ottenere il controllo delle città ribelli, ma la Lega Lombarda, alleatasi con il papato, si oppose con altrettanta determinazione. Il papato stesso, temendo l’espansione dell’impero e la crescente influenza di Federico II, lo sComunicò e sostenne militarmente ed economicamente i Comuni italiani. Questa alleanza tra papato e Comuni creò un fronte potente contro l’imperatore.
Nonostante le abilità militari e politiche di Federico II, il conflitto si rivelò molto complesso. Gli sforzi dell’imperatore di controllare le città italiane finirono per logorare sia le sue risorse sia il suo prestigio. La resistenza delle città, sostenute dalla Chiesa, fu tenace, e Federico morì nel 1250 senza essere riuscito a sottometterle del tutto, non essendoci stata una vittoria definitiva per nessuno dei due schieramenti.
Questo portò a un lungo periodo di instabilità e alla formazione di nuove dinamiche politiche in Italia, come la crescita delle signorie cittadine e il consolidamento di poteri locali autonomi.
Con la morte di Federico II, il progetto imperiale di un’Italia unita sotto la sua autorità svanì e l’influenza dell’Impero sull’Italia diminuì, consentendo ai Comuni continuarono a governarsi in autonomia. Questo conflitto segnò l’inizio di una fase di frammentazione politica in Italia, dove piccole signorie, città-stato e il papato mantennero un’indipendenza che perdurò per secoli. Questo scontro contribuì a modellare la struttura politica dell’Italia, che restò frammentata in vari stati indipendenti fino all’Unità d’Italia nel XIX secolo.