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Papa Paolo III: dall'Inquisizione al Concilio di Trento

La nascita della Congregazione del Santo Uffizio.

Nel 1534 tutta l'Europa era attraversata da laceranti tensioni religiose tra cattolici e protestanti. Per contrastare il diffondersi della Riforma protestante, Paolo III decise di fondare la Congregazione del Santo Uffizio, ovvero l'Inquisizione, con la bolla Licet ab initi, del 21 luglio 1542. La Congregazione era una speciale commissione composta da sei cardinali competenti a giudicare i delitti in materia di fede e identificare e condannare errori e dottrine false (a questo scopo, nel 1559, fu istituito anche l'Indice dei libri proibiti). Il collegio rispondeva direttamente al papa, ed è probabile che, sin dagli inizi, i cardinali fossero affiancati da teologi e canonisti in veste di consultori. Negli anni immediatamente successivi, l’organigramma della Commissione si andò ampliando, con l'inserimento di figure che, in modo diverso, erano favorevoli a una riforma cattolica: Gasparo Contarini, Gian Pietro Carafa, Giovanni Gerolamo Morone e l'inglese Reginald Pole.

Il mandato degli inquisitori romani copriva tutta la Chiesa cattolica, ma le loro attività si concentrarono principalmente in Italia. Tra i processi famosi condotti dal tribunale dell'Inquisizione ci sono quelli contro Giordano Bruno, Galileo Galilei e Tommaso Campanella. Bruno fu messo al rogo, Galileo condannato per eresia e costretto a ritrattare le sue concezioni astronomiche, mentre Campanella subì circa 30 anni di carcere.


Il Concilio di Trento. Preparativi e convocazione.

Il pontefice aveva bisogno che Francia e Germania assicurassero la propria neutralità, cioè che non influenzassero i lavori del concilio. A questo fine nel 1537 quindi effettuò una visita ufficiale presso l'imperatore Carlo V d'Asburgo, cui promise che la sede del concilio sarebbe stata Mantova. Ma il duca della città lombarda fece mancare il proprio appoggio: affermò di non potere sostenere le spese di un'assise di livello internazionale. Paolo III scelse allora Vicenza (la Repubblica di Venezia aveva buoni rapporti sia con i tedeschi sia con i francesi), ma il concilio non poté incominciare perché nel frattempo era scoppiato un conflitto tra Francia e Impero. Paolo III dovette quindi attendere la cessazione del conflitto.

Il 22 maggio 1542 Paolo III indisse il concilio (con la bolla Initio nostri) per il 1º ottobre dello stesso anno a Trento. Trento fu considerata la scelta più opportuna in quanto si trovava a metà strada tra Roma e la Germania ed era sede di un principato vescovile appartenente all'Impero germanico



Il Concilio di Trento. 1545-1563

Vent’anni di Concilio

Il Concilio di Trento, noto anche come Concilio Tridentino, fu il diciannovesimo concilio ecumenico della Chiesa cattolica. Fu convocato in risposta alla diffusione della Riforma protestante in Europa. L'azione della Chiesa decisa in questo Concilio ebbe come scopo principale il contrastare le dottrine di Martin Lutero diede vita alla Controriforma. Il concilio si svolse in tre fasi distinte tra il 1545 e il 1563, durante le quali si succedettero cinque papi: Paolo III, Giulio III, Marcello II, Paolo IV e Pio IV. Nel corso delle sessioni, furono sancite diverse affermazioni a sostegno della dottrina cattolica in contrasto con le tesi luterane e calviniste. L'aggettivo “tridentino” viene ancora usato per riferirsi a certi aspetti del cattolicesimo derivati da questo concilio.

Prima Fase del Concilio

Nella fase iniziale del concilio, vi parteciparono pochi prelati, prevalentemente italiani, con alcune eccezioni come il cardinale Reginald Pole. La gestione dei lavori era sotto il controllo dei delegati papali. Furono approvati regolamenti e ordini di discussione, trovando un compromesso tra le istanze imperiali e papali. Si riaffermò il credo promosso nel Concilio di Nicea. Venne respinta la dottrina del libero esame delle Scritture, riservandone l'interpretazione esclusivamente alla Chiesa. Si affrontarono dottrine come il peccato originale e la giustificazione teologica, condannando le tesi luterane secondo cui bastava la sola fede per la giustificazione. Fu inoltre rigettata la teoria calvinista della predestinazione, sottolineando il ruolo della libertà umana nella salvezza. Furono stabiliti alcuni decreti di riforma, tra cui il divieto di predicazione a chi non fosse mandato direttamente dalla Chiesa e l'obbligo di residenza per i vescovi nelle loro diocesi.

Seconda Fase del Concilio

Con la morte di Paolo III e l'elezione di Giulio III, il concilio fu riaperto nel maggio 1551, vedendo una maggioranza di vescovi imperiali e l'astensione della Francia. Parteciparono anche rappresentanti protestanti tedeschi, ma le trattative non ebbero successo a causa delle condizioni inaccettabili poste dai cattolici a quest’ultimi. Furono riprese le discussioni sui sacramenti, riaffermando la presenza reale di Cristo nell'eucaristia e la dottrina della transustanziazione. Si ribadì l'importanza della penitenza e dell'unzione degli infermi. Tuttavia, il concilio fu nuovamente sospeso nell'aprile 1552 a causa delle guerre.

Terza e Ultima Fase del Concilio

L’ultimo dei papi coinvolti, Pio IV , riaprì il concilio nel 1562 con l'aiuto del cardinale Carlo Borromeo. In quest’ultima fase si affrontarono questioni che portarono delle riforme nella Chiesa. Ad esempio, la questione dell’Eucarestia nella Messa, condannando le idee luterane e calviniste che la consideravano un semplice ricordo. Furono, inoltre, confermati i sacramenti, la struttura gerarchica della Chiesa, e il l celibato ecclesiastico; si introdusse l'obbligo di registrare battesimi, cresime, matrimoni e sepolture. Ai vescovi fu imposto di compiere visite pastorali nelle parrocchie. Infine il concilio riaffermò anche la dottrina sul Purgatorio e il culto dei santi, delle reliquie e delle immagini sacre, approvando la pratica delle indulgenze e una revisione del catechismo.

volume_1/la_controriforma_cattolica/la_controriforma_cattolica.txt · Ultima modifica: 2024/07/29 13:57 da giorgio