Il Regno di Germania in questo periodo era diviso in cinque grossi ducati (Sassonia, Franconia, Lorena – o Lotaringia –, Svevia, Baviera) e i signori feudali avevano il compito di eleggere il re.
Nel 936 salì al trono il duca di Sassonia, Ottone I, successivamente detto il Grande. Egli riuscì a rafforzare il regno:
Un grande problema che Ottone dovette affrontare fu quello dell’ereditarietà dei feudi: abbiamo visto che nell’877, con il Capitolare di Quierzy, i feudi maggiori erano diventati ereditari (cioè passavano di padre in figlio). Questo rendeva i feudatari molto potenti. Cosa pensò di fare Ottone I? Pensò di conferire i benefici feudali (cioè dare i feudi) a dei vescovi. I vescovi, appartenendo alla Chiesa, non potevano avere figli: in questo modo, alla loro morte, il feudo tornava nelle mani di Ottone. Nascono così quelli che si chiamano i vescovi-conti.
Ciò provoca diversi problemi. Questi vescovi-conti:
Questa mescolanza di potere temporale e spirituale fu per molto tempo un forte motivo di contrasto tra potere politico e potere religioso. Oltretutto Ottone intendeva nominare come vescovi persone di sua fiducia; ma i vescovi erano nominati dal papa.
Nel 962 Ottone fu incoronato imperatore da papa Giovanni XII. Rinasceva così il Sacro romano impero, detto adesso “germanico” per sottolineare come il centro dell’impero fosse proprio la Germania. Ma subito si accesero i contrasti col papato. Ottone I, nel 963, emanò un documento, il Privilegium Othonis (il Privilegio ottoniano), nel quale affermava la superiorità del potere dell’imperatore rispetto a quello del papa.
Sintetizzando, il Privilegio ottoniano stabiliva che:
In questo modo il papa diventava solo uno strumento nelle mani dell’imperatore. Dopo Ottone I il Sacro romano impero entrò in crisi, soprattutto a causa di conflitti interni. Sottolineiamo il conflitto tra feudatari maggiori e minori: anche questi ultimi volevano che i loro feudi andassero in eredità ai figli (ricorda il Capitolare di Quierzy). Nel 1037 venne emanata la Constitutio de feudis: essa sancì appunto l’ereditarietà dei feudi minori, ponendo sullo stesso piano vassalli minori e maggiori e certificando, di fatto, la moltiplicazione dei poteri locali.
Ottone I di Sassonia, detto Ottone il Grande (Wallhausen, 23 novembre 912 – Memleben, 7 maggio 973), fu duca di Sassonia dal 936 al 961, re dei Franchi Orientali dal 936 alla morte, re degli Italici dal 951 alla morte e imperatore dei Romani dal 962 alla morte.
Durante la prima metà del suo lungo regno, Ottone impose l'indivisibilità della regalità e il suo potere nel decidere l'assegnazione degli uffici. In tal modo intervenne profondamente nella struttura di potere esistente della nobiltà. Le ribellioni più gravi provennero peraltro dagli stessi membri della famiglia reale: suo fratello Enrico, e anche il figlio Liudolfo, rivendicarono la partecipazione alla regalità. Ottone uscì vincente da ciascuna delle rivolte.
Nel 955, con la vittoria nella battaglia sul Lechfeld, Ottone bloccò definitivamente le incursioni magiare ad occidente, ponendo fine anche alle rivolte dei grandi del regno contro di lui. Si guadagnò inoltre la reputazione di salvatore della cristianità, soprattutto dopo aver sconfitto gli slavi, sempre nello stesso anno. Da qui iniziò un periodo di grande splendore culturale, che divenne noto come la rinascita ottoniana.
Nel 961 conquistò il regno d'Italia e ampliò il suo impero a nord, ad est e a sud fino all'Italia meridionale, dove entrò in conflitto con Bisanzio. Rifacendosi inoltre all'idea imperiale di Carlo Magno, nel 962 si fece incoronare imperatore romano da papa Giovanni XII. Alla fine riuscì a raggiungere un accordo con l'imperatore d'Oriente Giovanni I Zimisce, nonché a far sposare suo figlio Ottone II con Teofano, nipote del Basileus.
Nel 968 fondò l'arcidiocesi di Magdeburgo, città che associò alla sua vita ultraterrena come nessun'altra. Per Ottone l’arcidiocesi era il presupposto decisivo per la cristianizzazione degli slavi.
Il soprannome “il Grande” gli è stato attribuito dallo storico medievale Ottone di Frisinga, ma già Vitichindo di Corvey lo chiamava totius orbis caput, «capo di tutto il mondo».
Fonti: Simone Dall'Omodarme
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