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volume_2:napoleone:la_campagna_d_italia_-_approfondimento

la Campagna d’Italia (1796-1797)

Alla fine del XVIII secolo, (il nome “Italia” qui si riferisce a un certo numero di Stati italiani separati poiché all’epoca l’Italia non era ancora uno stato unificato) l’Italia si trovava dominata dall’Austria mentre i duchi di Savoia (una regione montuosa tra Italia e Francia) erano diventati re di Sardegna aumentando i loro possedimenti italiani, che ora comprendevano la Sardegna e la regione nord-occidentale del Piemonte. Questa situazione subì una violenta trasformazione nel 1796, quando l’esercito francese d’Italia al comando di Napoleone invase l’Italia con l’obiettivo di costringere la Prima Coalizione ad abbandonare la Sardegna (dove avevano creato un governo fantoccio anti-rivoluzionario) e costringere l’Austria a ritirarsi dall’Italia.

Due giorni dopo il matrimonio con Giuseppina, Napoleone partì per Nizza per assumere il comando dei 38000 uomini mal equipaggiati dell’Armata d’Italia, dando il via a un’operazione militare che, nei piani del Direttorio, doveva essere semplicemente di «diversione». Il piano iniziale prevedeva infatti che Jean-Charles Pichegru comandasse le forze francesi in questa campagna nei Paesi Bassi austriaci. Pichegru era uno dei generali più esperti e aveva già ottenuto vittorie importanti contro le forze austriache nel 1794, come nella Battaglia di Fleurus.

Ma le cose andarono diversamente: mentre Pichegru non riuscì a superare la resistenza austriaca, Napoleone iniziò una formidabile sequenza di vittorie contri i piemontesi e gli austriaci. Nel giro di sole due settimane, Vittorio Amadeo III di Sardegna fu costretto a firmare un armistizio.

Con l’armistizio di Cherasco, Napoleone costrinse Vittorio Amedeo III di Savoia a pesanti concessioni, assegnando alla Francia sia la Savoia sia la contea di Nizza. Il 10 maggio 1796 sbaragliò l’ultima difesa austriaca nella battaglia di Lodi e, il 14 maggio dello stesso anno, entrò a Milano, dove fu accolto come liberatore.

«Vedevo il mondo sprofondare sotto di me come se fossi sollevato in aria.» (Napoleone in occasione delle vittorie in Italia)

Sconfitti gli austriaci Napoleone decise di attaccare Venezia; la notte del 15 maggio 1797 le truppe francesi entrarono a Venezia e deposero il Doge Ludovico Manin, primo esercito straniero ad entrare in città dopo 1100 anni, proclamando la Caduta della Repubblica di Venezia. Nel 1797, Napoleone firmò il Trattato di Campoformio, con il quale la Repubblica di Venezia fu ceduta all’Austria, tradendo le speranze dei nazionalisti italiani che pensavano che con l’aiuto di Napoleone l’Italia sarebbe potuta diventare uno Stato indipendente.

Il Trattato di Campoformio sancì la fine della millenaria Repubblica di Venezia, che era stata ceduta all’Austria da Napoleone. I veneziani si sentirono traditi poiché avevano sperato che la Francia rivoluzionaria li avrebbe liberati e sostenuti nella creazione di un governo democratico. Invece, i francesi sacrificarono Venezia per i propri interessi strategici, deludendo le aspettative dei patrioti locali.

Ugo Foscolo scrisse in questa occasione “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”. Si tratta di un romanzo epistolare scritto da Ugo Foscolo tra il 1798 e il 1802, considerato il primo vero romanzo della letteratura italiana. Il protagonista, Jacopo Ortis, è un giovane patriota costretto all’esilio dopo il Trattato di Campoformio, che sancì la cessione di Venezia all’Austria. Ritiratosi sui Colli Euganei, Jacopo si innamora di Teresa, già promessa sposa a un altro. Diviso tra l’amore impossibile e la delusione politica, intraprende un viaggio attraverso l’Italia, riflettendo sulla condizione umana e sul destino della patria. Alla fine, sopraffatto dalla disperazione, si suicida. Alcuni studiosi hanno interpretato Teresa come una rappresentazione allegorica dell’Italia: così come Jacopo ama Teresa ma non può averla poiché è promessa a un altro, allo stesso modo egli ama la patria italiana, che però è “promessa” e sottomessa a potenze straniere.

Durante la campagna, Napoleone sciolse vari Stati italiani e istituì repubbliche (chiamate poi repubbliche sorelle) filo-francesi:

  • Repubblica Cispadana (1796) → comprendeva Modena, Reggio, Bologna e Ferrara.
  • Repubblica Transpadana (1796) → includeva Milano e la Lombardia.
    • Repubblica Cisalpina (1797) → fusione di Cispadana e Transpadana con aggiunta di territori veneti dopo il Trattato di Campoformio.
  • Repubblica Ligure (1797) → ex Repubblica di Genova trasformata in stato satellite francese.
  • Repubblica Romana (1798, poco dopo la campagna) → fondata abolendo lo Stato Pontificio.
  • Repubblica Partenopea (1799) → istituita a Napoli con l’appoggio francese dopo la fuga del re Ferdinando IV, ma durò pochi mesi prima di essere abbattuta dalla resistenza sanfedista guidata dal cardinale Ruffo.1)

La Repubblica Cisalpina

Il trattato di Campoformio costrinse l’Austria a riconoscere l’esistenza della Repubblica Cisalpina e l’annessione del Piemonte alla Francia. Napoleone conquistò gran parte dell’Italia in nome della Rivoluzione francese nel 1799.

Nelle nuove Repubbliche (chiamate Repubbliche sorelle), vennero adottati nuovi codici di legge e vennero aboliti i vecchi privilegi feudali. Tutte queste repubbliche erano Stati satelliti della Francia.

Sister Republics - Public domains - By Lotroo - Собствена творба, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=125626479

Anche se alcuni di questi Stati erano stati creati dall’invasione francese e fossero quindi solo satelliti della Francia, videro l’inizio di profondi sentimenti nazionalisti. Dal momento che tutte queste Repubbliche furono imposte da una forza esterna, nessuna ebbe un sostegno popolare in Italia. Perfino i repubblicani presenti in Italia si disillusero quando si resero conto che i francesi si aspettavano l’obbedienza verso Parigi, cosa che comportava frequenti interferenze negli affari locali e tasse enormi. Ma il ritorno al vecchio ordine feudale era ugualmente indesiderabile e così, gradualmente, i movimenti repubblicani continuarono a coltivare e rinforzare i loro obiettivi nazionalisti. Inoltre durante la prima campagna d’Italia, numerose furono le opere d’arte che vennero cedute alla Francia come spoliazioni militari.

La Campagna d’Italia si era comunque conclusa con una secca sconfitta dell’Austria.

Le mappe mostrano che la Repubblica Cisalpina era formata dalla Lombardia, dall’Emilia Romagna e da piccole parti della Toscana e del Veneto, tutte regioni dell’attuale Italia settentrionale - Di Adolphus William Ward - The Cambridge Modern History Atlas. London: Cambridge University Press, 1912, Map 86, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=722451

Formalmente, la Repubblica Cisalpina era uno stato indipendente alleato della Francia, ma il trattato di alleanza stabilì l’effettiva subalternità della nuova Repubblica in Francia. I francesi infatti avevano il controllo della polizia locale e lasciarono un esercito composto da 25.000 francesi, finanziato dalla Repubblica.

Credits

La parte più approfondita sulla campagna d’Italia è stata presa da: https://courses.lumenlearning.com/tc3-boundless-worldhistory/chapter/the-french-empire/

Alcune parti e la struttura dell'unità didattica da https://www.worldhistory.org/Napoleon_Bonaparte/

Integrazioni e modifiche prof. Luca Navone

1)
La Repubblica Partenopea fu proclamata nel 1799 dopo la fuga del re Ferdinando IV di Borbone davanti all’avanzata delle truppe francesi. La Repubblica si basava su ideali di libertà, uguaglianza e laicità. Tuttavia, la sua esistenza fu breve e tumultuosa. Uno dei protagonisti della caduta della Repubblica fu il cardinale Fabrizio Ruffo, un uomo astuto e determinato, fedele alla monarchia borbonica. Ruffo, con l’appoggio della corte borbonica rifugiata in Sicilia, organizzò una controffensiva per riconquistare il regno. A capo di un’armata eterogenea, nota come Esercito della Santa Fede (o “Sanfedisti”), composta da contadini, briganti e fedelissimi alla corona, Ruffo partì dalla Calabria e avanzò verso Napoli. La sua marcia fu accompagnata da una forte propaganda religiosa e monarchica, che sfruttava il malcontento popolare verso i repubblicani, spesso visti come elitari e distanti dalle esigenze della gente comune. Ruffo riuscì a coagulare il malessere sociale e a trasformarlo in una forza militare, conquistando città dopo città. Nel giugno del 1799, le truppe sanfediste raggiunsero Napoli. Dopo aspri combattimenti, la Repubblica Partenopea cadde. La riconquista borbonica fu segnata da una dura repressione: molti dei protagonisti della Repubblica, tra cui intellettuali, giuristi e patrioti, furono processati e condannati a morte. Tra loro, figure come Eleonora Pimentel Fonseca, Mario Pagano e Luisa Sanfelice divennero simboli del sacrificio per gli ideali rivoluzionari. Ruffo, pur avendo negoziato una resa con condizioni apparentemente clementi (il cosiddetto “patto di capitolazione”), non riuscì a impedire la vendetta dei Borbone, che infransero gli accordi e procedettero con esecuzioni sommarie. La sua figura rimane controversa: per alcuni fu un eroe della restaurazione monarchica, per altri un abile opportunista che sfruttò le tensioni sociali per ripristinare un regime autoritario. La caduta della Repubblica Partenopea segnò la fine di un sogno di rinnovamento per il Mezzogiorno d’Italia e aprì la strada a decenni di dominio borbonico, fino all’Unità d’Italia nel 1861. La vicenda di Ruffo e della Repubblica resta un capitolo affascinante e drammatico della storia italiana, ricco di insegnamenti sulle tensioni tra innovazione e tradizione, libertà e potere.
volume_2/napoleone/la_campagna_d_italia_-_approfondimento.txt · Ultima modifica: 2025/02/09 11:03 da luca